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lunedì 12 luglio 2010

Castello Sforzesco Milano. DIA provocatoria - Microprogetti di arredo urbano


Castello Sforzesco - Corriere 10 luglio 2010 - DIA provocatoria - Microprogetti di arredo urbano

Commento di Achille Colombo Clerici alla curiosita' "Abbatto il Castello per il mio grattacielo" pubblicata sul Corriere della Sera di sabato 10 luglio 2010.


Un architetto milanese ha provocatoriamente presentato, depositando in Comune una Dia nel 2009, un progetto per la demolizione di una parte del Castello Sforzesco per far luogo ad una torre edilizia.


* * * *


Il Castello di Milano non è nuovo ad attenzioni del genere.

Gia' nell'ultimo scorcio dell'Ottocento, in concomitanza con la redazione del primo Piano Regolatore di Milano, il piano Beruto, il sindaco Giulio Bellinzaghi si trovo' coivolto in una querelle originata dalle pretese di un gruppo di operatori che intendevano demolire il Castello Sforzesco per far posto ad una zona urbanizzata.
La vicenda porto' a tutt'altro esito: alle dimissioni di quel sindaco.

Il caso odierno è diverso.

Nel novembre del 2008 il decreto legge anticrisi, varato dal Governo conteneva una norma a dir poco dissennata.
Gruppi, non meglio specificati, di cittadini erano facoltizzati a presentare, su beni o spazi pubblici, microprogetti di arredo urbano volti a realizzare interventi edilizi.
Decorsi sessanta giorni sarebbe scattato il silenzio assenso.

Conducemmo allora una decisa, ma isolata, battaglia in sede parlamentare contro questa norma di cui intravvedevamo gli effetti catastrofici, del tipo di quelli comportati dal caso odierno .

Alla fine, in sede di conversione, fu approvato il principio opposto: decorsi i sessanta giorni il progetto avrebbe dovuto ritenersi respinto.
Insomma, da un estremo all'altro: non c'era bisogno di arrivare a tanto.

Venendo al caso riferito dal Corriere, qui sembra addirittura che si sia ricorsi, attraverso la presentazione della Dia, alla procedura ordinaria.

Solo che, perche' questa procedura stia in piedi, è necessaria la legittimazione del richiedente: che sussiste solo, secondo i principi generali dell'ordinamento, in presenza della titolarita' di un diritto sull'immobile oggetto dell'intervento.

Ed il bene pubblico, per fortuna, non è ancora diventato res nullius.

Va considerato anche che con la Dia non è possibile far "passare" qualsiasi intervento.

Ma solo gli interventi legittimi: cioe' quelli conformi a leggi, regolamenti, piani urbanistici. E non mi sembra che qui sia il caso.

Oltretutto, se è necessaria la dichiarazione di legittimita' dell'intervento edilizio da parte di un tecnico abilitato, c'è pure il rischio di severe sanzioni nel caso che questi voglia scherzare.


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